VMworld 2017: novità e pareri sulle soluzioni VMware
VMWORLD 2017
Anche quest’anno Surftech ha partecipato al principale evento a livello europeo riguardante le tecnologie VMware: il VMworld Europe 2017, tenutosi a Barcellona dall’11 al 14 settembre.
E’ un appuntamento obbligato per tutti coloro che vogliono tenersi al corrente dello “stato dell’arte” delle soluzioni VMware e di tutto il mondo che gravita intorno ad esse: accanto alle sessioni plenarie (keynote) in cui il CEO Pat Gelsinger dà visibilità sull’evoluzione dei vari prodotti del marchio e del mondo informatico in generale, sono disponibili centinaia di sessioni a contenuto sia tecnico che commerciale che consentono di approfondire ogni argomento di proprio interesse.
All’interno del VMworld è possibile anche interagire direttamente con tecnici e sviluppatori, partecipare laboratori dove vedere in azione dal vivo le nuove tecnologie, visitare decine di stand di vendor per avere una visione a 360 gradi della galassia di proposte che corredano l’offerta già ampia di VMware.
In diverse sessioni si arriva anche a contenuti “deep dive”, dove è possibile andare in profondità sulla conoscenza e l’analisi di questi prodotti, informazioni preziose e insostituibili per chi vuole fornire ai propri clienti un valore aggiunto che vada oltre la semplice implementazione di base, e sia in grado di identificare gli scenari di evoluzione e configurazione più opportuni, le relative ottimizzazioni, analizzare le eventuali anomalie ed effettuare il troubleshooting delle stesse con la maggior efficienza ed efficacia possibile utilizzando tutti gli strumenti che VMware mette a disposizione.
Quest’anno molto spazio è stato dedicato alle caratteristiche della versione 6.5 di ESXi/VCenter, arrivata ora alla versione Update 1.
In particolare le novità che personalmente abbiamo più apprezzato sono:
VCSA e HA del servizio VCenter
Già dalla versione 5.5 di vSphere era disponibile l’appliance VCSA (VMware vCenter Server Virtual Appliance): si tratta di una virtual appliance su sistema operativo Linux, che può sostituire il tradizionale vCenter Server installato su piattaforma Windows; nonostante i vantaggi fossero tanti (pacchetto ‘ready-to-go’ fornito da VMWare e conseguente facilità di implementazione, risparmio di licenza Microsoft per il sistema operativo, gestione “appliance-style” senza necessità di applicare patch Microsoft, antivirus o altro) la VCSA ha faticato a prendere piede, vuoi per diffidenza nei confronti di una ‘scatola nera’ su cui sarebbe potuto risultare difficile intervenire in caso di problemi, vuoi per limitazioni oggettive importanti rispetto alla versione su Windows: basti pensare che nelle prime VCSA non era incluso il pacchetto di Update Manager, il che costringeva ad avere comunque un server Windows per gestire il servizio di Update Manager.
Con la versione 6.5 c’è stato un cambio radicale, a partire dal sistema operativo stesso che è passato dall’originale SLES11 a Photon OS (un sistema operativo di proprietà VMware e sempre su base Linux). Update Manager è stato incluso di default nell’appliance superando così la necessità di avere un server Windows dedicato a quella funzione. Il DB interno Postgres è stato potenziato consentendo di aumentare tutti i ‘maximum’ gestiti dalla singola VCSA (numero di host, numero di VM, memoria gestita etc). La procedura di backup dell’appliance (in pratica un semplice archivio compresso delle impostazioni dell’appliance) è stata semplificata e nella versione di prossima uscita sarà anche schedulabile direttamente dall’interfaccia web di gestione; la procedura di restore dell’appliance è immediata dato che è sufficiente deployare una nuova appliance e, dall’interfaccia web, eseguire un restore puntando all’archivio salvato dall’appliance perduta.
Ma la feature più interessante propria della versione 6.5 è la possibilità di ridondare il servizio vCenter attraverso una configurazione in HA, che prevede 3 VM (una attiva, una passiva e un witness) con switch automatico del servizio vCenter in caso di caduta del server vCenter principale. Si tratta di una feature a costo zero, non richiede licenze aggiuntive ed è di semplice implementazione; l’automatismo è tale che, in caso di caduta del vCenter primario a cui si è collegati con interfaccia web di amministrazione, il browser si ricollega da solo al vCenter secondario senza necessità di riapertura del browser o di ricollegamento manuale.
Considerando che è anche disponibile un tool di migrazione automatica da vCenter Windows a VCSA, che prende tutti i settaggi impostati sul vCenter originale e li trasferisce sulla VCSA scambiando poi alla fine gli IP e subentrando in modo trasparente al vCenter Windows, si può capire come ora non ci siano più alibi per non utilizzare VCSA al posto del tradizionale vCenter Windows (anche perché, tra gli annunci fatti al VMworld sulle caratteristiche delle future release, c’è anche quella della futura sparizione del pacchetto vCenter per Windows…).
vSphere Web Client HTML5
Alzi la mano chi non ha almeno una volta fatto i conti con il primo vSphere Web Client delle versioni 5.x: drammaticamente lento, basato su Flash Player, con un lunga serie di features mancanti, alla fine si può ben dire che uno era quasi costretto ad utilizzare il buon vecchio vSphere Client tradizionale, detto anche ‘fat client’; con la versione 6.0 si sono fatti sicuramente dei passi avanti sul Web Client ma, un po’ per abitudine un po’ per la presenza, ancora, della componente Flash, alla fine la tendenza era sempre quella di preferire il fat client; quando poi VMware ha annunciato che avrebbe dismesso il fat client per fornire solo l’interfaccia web c’è stata una levata di scudi generale unita a preoccupazione diffusa tra i vari amministratori VMware.
Con la 6.5 si è finalmente imboccata la strada giusta: il Web Client è ora molto più veloce ed efficiente, il fat client è stato mandato in pensione ma soprattutto si è iniziato a rendere disponibile una versione interamente scritta in HTML5 e senza più la presenza del ‘famigerato’ Flash.
La strada è ancora in parte da percorrere: nell’attuale versione il Web Client HTML5 non ha ancora tutte le features disponibili per cui al momento si è ancora costretti ad utilizzare un browser con Flash abilitato, ma al VMworld hanno garantito che già nel prossimo update il numero di features coperte dalla versione HTML5 arriverà al 90% ed hanno “giurato” che nell’ambito della versione 6.5 si arriverà al 100%. Questo renderà possibile amministrare una farm VMware avendo sostanzialmente solo un browser a disposizione, indipendentemente dal client utilizzato, cosa senz’altro molto comoda per ogni amministratore VMware.
vSAN 6.6
vSAN è un prodotto VMware per la gestione di storage iperconvergente; accanto ai vari prodotti commerciali presenti da tempo sul mercato (Atlantis, Nutanix, Datacore tra i nomi più noti) anche VMware ha deciso di mettere a disposizione un prodotto per la gestione di storage ibrido a partire dalla versione 6; senza scendere nel dettaglio tecnico sui vantaggi di questo genere di soluzioni, l’aspetto importante è che molto è stato investito da VMware nella preparazione di questa nuova versione di vSAN, arrivata oggi alla release 6.6, tanto da farla etichettare come la “biggest release” di vSAN alla data; questo fa capire come le infrastrutture iperconvergenti rappresentino di fatto un’evoluzione importante e ormai imprescindibile del modo di intendere e gestire lo storage, un’evoluzione che va quindi attentamente valutata come valida alternativa alle soluzioni storage “tradizionali” sia in termini di costo che in termini prestazionali.
Un numero davvero significativo di sessioni al VMworld è stato dedicato all’analisi “in deep” delle prestazioni e features della nuova versione di vSAN, sessioni che hanno visto una partecipazione molto folta con aule nella gran parte dei casi piene, segno dell’interesse che queste nuove tecnologie suscitano e prova tangibile di importanti investimenti fatti da VMware in questo campo.
VMFS 6
VMFS, acronimo ben noto non solo agli addetti ai lavori, è la versione di file system adottata nei datastore VMware, che è poi il luogo dove risiedono le nostre amate macchine virtuali. La versione 6.5 introduce una nuova versione di VMFS, la 6: a questo proposito bisogna dire che VMware non introduce spesso nuove versioni di VMFS, la versione 5 ad esempio era rimasta sostanzialmente la stessa sia su vSphere 5.x che su 6.0; la versione VMFS precedente era la 3 (la VMFS 4 non esiste), che era adottata su vSphere 3 e 4; questo fa capire che l’introduzione di un nuovo VMFS non è cosa di tutti i giorni ed è legata ad evoluzioni importanti nella gestione dei nostri datastore introducendo sempre nuove caratteristiche e importanti novità.
Non vi tedieremo con ogni dettaglio tecnico o miglioria ma vogliamo menzionarne una: l’Automatic Space Reclamation, ovvero quando una VM viene eliminata o spostata lo spazio lasciato libero dalla VM viene automaticamente smappato e restituito allo storage. Era una feature molto attesa, tra l’altro particolarmente significativa proprio in ambito iperconvergente.
Queste sono solo alcune delle novità introdotte dalla nuova versione di vSphere, e il VMworld è stato denso di contenuti che naturalmente hanno riguardato anche altri ambiti al di fuori dal prodotto di punta vSphere (tra i più “gettonati”: NSX, vCloud Director, Horizon …); il nostro team è sempre a disposizione per approfondire i vari contenuti e dare ulteriore visibilità sull’evoluzione delle tecnologie VMware.